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Dagli anni ’90, la regione dei Grandi Laghi dell’Africa centrale (Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Burundi) è stata l’epicentro dei conflitti etnici tra Hutu e Tutsi, provocati da un clima di oppressione e discriminazione sociale, economica e politica. Tuttavia, al di là della loro inevitabile internazionalizzazione, le lotte tra Hutu e Tutsi sono state caratterizzate da inconcepibili violazioni dei diritti umani, riconducibili a un ampio repertorio di violenze estreme e al coinvolgimento attivo della società civile nei combattimenti, che hanno ucciso in modo decisivo e brutale le persone vicine, compresi i familiari. Questo risultato non sarebbe stato possibile senza il sostegno di un discorso di odio etnico imposto dalle élite attraverso i media, che ha un forte impatto sulla società africana ed è stato utilizzato fin dall’epoca coloniale come strumentalizzatore dell’odio etnico per creare profonde divisioni tra gli individui e provocare movimenti sociali violenti che lavorano per un fine e un interesse specifico.